L'Isola di Filicudi

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L’isola di Filicudi, l’antica Phoenicusa, deve il suo nome alla sua vegetazione di felci, molto abbondante soprattutto nell’antichità. Filicudi, km 9,5 di forma leggermente ovale, con a sud est l’appendice della penisola di Capo Graziano che forma un promontorio, risulta costituita dai prodotti di sei centri eruttivi riconoscibili: l’edificio più esteso e più antico è quello di Fossa delle Felci, il più recente la Montagnola. Le pendici e le falde dell’isola sono per lo più ripide e rocciose.

Le coste, con la Grotta del bue Marino e la Canna

Le coste di Filicudi si fanno ammirare per la loro bellezza e varietà: declivi digradanti verso il mare formati da terrazze rivestite di boschi di ginestre, strette valli, dirupate scogliere, coste ora severe ora ridenti, profonde grotte come quella del Maccatore, di San Bartolomeo, del Perciato, e la più famosa del Bue Marino. Questa grotta si presenta con un’entrata a ogiva, con un caratteristico atrio e una cavità molto ampia: i giochi di luce e di ombre vi producono fenomeni di rifrazione particolarmente suggestivi e la sua atmosfera mistica contribuiscono a farne uno degli angoli più incantati del regno di Eolo. La grotta del Bue Marino, così chiamata dai vecchi pescatori perché qui forse trovava rifugio la foca monaca, è larga mt 30 con una volta di mt 20. Il mare nel tempo ha formato sul fondo una spiaggetta e l’ampiezza e la profondità consentono anche alle imbarcazioni di potervi entrare. Nel versante occidentale dell’isola si profilano gli scogli di Montenassari, del Mitra, del Notaro e il più famoso detto la Canna, alto 71 metri, una nera lama infissa in un mare blu, faraglione di basalto circondato da acque cristalline. Questi scogli, con la loro solennità conferiscono al panorama un tono di austera bellezza e offrono agli appassionati splendidi fondali. Un tempo nei pressi della Canna veniva praticata la pesca del corallo e delle spugne. Il mare circostante l’isola di Filicudi è ricco di fauna ittica. Le spiagge di Filicudi sono di ciottoli arrotondati: raggiungibile a piedi dal porto, quella de Le Punte, oppure Pecorini Mare o la spiaggia del Porto.

Cenni archeologici

Dal punto di vista paletnologico è molto interessante la penisola di Capo Graziano in quanto sede di vasti abitati preistorici risalenti all’età del bronzo. Gli scavi hanno messo in luce una ventina di capanne ovali su una terrazza a quota 100 mt. Capo Graziano ha dato il nome alla cultura eoliana di quel periodo. Un più antico abitato si estende in località Filo di Braccio, sul Piano del Porto, sulla costa meridionale dell’istmo che congiunge la Montagnola a Capo Graziano. Probabilmente l’abitato si estendeva dalla Montagnola agli altipiani intorno e si è poi spostato sul promontorio di Capo Graziano, una fortezza naturale, meglio difendibile in seguito al venir meno di condizioni di sicurezza e tranquillità. Nel tratto di mare intorno al promontorio di Capo Graziano vi è un divieto di immersione, essendo questa una zona archeologica sottomarina. A causa di una secca a mt 400 ad Est, si sono verificati nel corso dei millenni diversi naufragi e sul fondo giacciono i resti dei carichi di alcune navi. Nelle capanne della Montagnola sono state trovate ceramiche di produzione locale e numerosi frammenti di ceramiche micenee e cicladiche attestanti rapporti commerciali con l’Egeo fra il 1500 e il 1300 a.c. Le capanne di questo abitato mostrano di essere state più volte ricostruite. Il villaggio ha probabilmente cessato di esistere in seguito ad una violenta distruzione nel corso del XIII sec. a.C. Sulle scoscese pendici della Montagnola, entro anfratti naturali, erano alcune sepolture. Sulle sua vetta, sopra Pecorini porto, vi è un grande masso con una iscrizione greca.

I borghi

A Filicudi non vi è un unico abitato, ma tanti piccoli nuclei di case con denominazioni diverse. I più grossi agglomerati sono: Pecorini Mare, uno dei due porti dell’isola, affascinante borgo di pescatori, con la spiaggia, una graziosa piazzetta e tipici ristoranti e negozi; Valdichiesa, dove sorge l’ottocentesca chiesa di Santo Stefano; Filicudi Porto, molto animata soprattutto nei periodi estivi,dove si concentrano buona parte dei servizi e delle attività dell’isola. Altre frazioni sono Rocca di Ciaule, Liscio, Portella, Canale, Pecorini Alto, Stimpagnato. Raggiungibile solo a piedi, il villaggio abbandonato di Zucco Grande, che un tempo ospitava 300 persone. La quasi totalità delle case è crollata ed è sommersa dalla vegetazione e domina il silenzio assoluto con lo sguardo che si perde nel blu del cielo e del mare. Poco più avanti l’unica “sorgente” dell’isola, la “fontanedda”, o meglio lo stillicidio, vista la scarsa portata d’acqua. Famose alcune grotte in località Serro, adattate a case d’abitazione.

I sentieri

Oltre al tracciato asfaltato, tutta l’isola è percorsa da innumerevoli antichi sentieri, non tutti oggi praticabili, che si snodano tra arbusti di lentischi, ginestre, stramonio ed ulivi: la primavera a Filicudi è un’esplosione di fiori dai mille colori. Sentieri e terrazzamenti, realizzati nel corso dei secoli per consentire la coltivazione dei terreni, sono un meraviglioso ed imponente esempio del lavoro dell’uomo. In terra battuta o lastricati in pietra, i sentieri hanno una larghezza di circa un metro, in modo da far passare gli asini, ormai oggi quasi inesistenti. Capperi e vigneti, ulivi e carrubi caratterizzano il forte paesaggio dominato dalle rocce rosse di diverso aspetto, segnate dal tempo e dalle tempeste. Rilievi e valloni creano un paesaggio non uniforme. La macchia mediterranea, particolarmente folta nel versante nord, copre l’isola di Filicudi per intero. Le coste scendono dolcemente, creando nel mare una varietà di colori che va dal verde, al blu e al violetto. Il clima, la luce abbagliante, la dolce violenza della natura mediterranea, il profumo della sua macchia ed il silenzio rendono quest’isola unica. Ancora oggi Filicudi è sentita come isola remota, anche dagli abitanti di Lipari. In effetti, ciò che la fa sentire lontana non è tanto la distanza ma qualcosa di più profondo: è una distanza nel tempo, nel modo di essere dell’isola e della sua gente, è lontananza dal mondo comune. Chi vuole sentire e godere veramente della sua peculiarità deve visitarne con calma l’interno, nei periodi dell’anno da aprile a giugno e da settembre a novembre, quando finisce la confusione balneare. E’ emozionante camminare lungo i sentieri interni, nel silenzio più assoluto, accompagnati dal vento; è impressionante camminare al di sotto o al di sopra delle possenti mura dei terrazzamenti che sembrano esistere in miracoloso equilibrio; è gioiosa la cordialità della gente che vi saluta con allegria e gentilezza, sempre pronta ad aiutarvi in qualsiasi situazione; è meraviglioso il cielo a Filicudi, dove non vi è illuminazione stradale e le stelle non sono mortificate e offuscate. Ci auguriamo che possa resistere ancora e sempre così com’è, aspra e selvaggia: è proprio per questo che si viene a Filicudi.

Da fare e vedere a Filicudi

• Escursioni di trekking alla Fossa delle Felci (mt 774) e negli altri sentieri che collegano le varie località dell’isola di Filicudi
• Passeggiata al villaggio abbandonato di Zucco Grande
• Visita ai resti archeologici del villaggio preistorico di Capo Graziano
• Gita in barca per ammirare la Grotta del Bue Marino e il faraglione “la Canna”

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