Le Isole Eolie

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Le Isole Eolie, creature di fuoco, di vento e di sole

Le Isole Eolie, le Perle del Mediterraneo

Lungo la costa nord orientale della Sicilia, su un vasto basamento subacqueo, si trova un esteso rilievo sottomarino i cui aspetti montuosi emersi dal mare in etá remota formano l’Arcipelago delle Isole Eolie, arcipelago che si estende su una superficie di 115 kmq ed é costituito da sette isole e da un certo numero di scogli grandi e piccoli.
Disposte lungo tre immense fratture di origine vulcanica che si intersecano nelle profonditá marine tra Lipari, Salina e Panarea, le Isole Eolie sono disposte come a formare una grande lettera Y di cui Vulcano é l’stremitá sud, Alicudi l’estremitá ovest, Stromboli l’estremitá est.
In particolare: a nord ovest si trova l’isola di Salina e a ovest sulla stessa direttrice, l’isola di Filicudi e l’isola di Alicudi; a nord est emergono l’isola di Panarea con gli scogli Dattilo, Basiluzzo e Spinazzola e più in lá l’isola di Stromboli; al centro l’isola di Lipari con a sud l’isola di Vulcano.

Superficie e presentazione

La natura e l’uomo hanno dato un’impronta diversa ad ognuna delle Isole Eolie: Lipari (kmq 37,6), Salina (kmq 26,8), Vulcano (kmq 21), Panarea (kmq 3,4), Stromboli (kmq 12,6), Alicudi (kmq 5,2), Filicudi (kmq 9,5).
Lipari, la principale e la più varia e completa delle Isole Eolie, affascinante centro storico, arte cultura e natura;
Salina, la verde, tranquilla e panoramica;
Vulcano, aspra e selvaggia;
Panarea, pennellate d’artista e ambienti d’elite;
Stromboli, viva e nera, l´energia del fuoco;
Alicudi, ambiente incontaminato, stradine di scalini a picco sul mare;
Filicudi, pietra, magiche altezze e profonditá.

Cenni geologici e attività vulcanica sottomarina

Le Isole Eolie sono isole vulcaniche, figlie dei 4 elementi: aria, acqua, terra e fuoco.
Le Isole Eolie emersero dal mare durante il Pleistocene, circa un milione di anni fa, e da allora le eruzioni le hanno più volte modificate nelle dimensioni e nell’aspetto.
L’Arcipelago Eoliano dal punto di vista tettonico deriva dall’affossamento del Tirreno nel Pliocene: una successiva fase ha permesso a un magma profondo di risalire lungo fessure per dare origine al vulcanesimo eoliano .
Questo sistema vulcanico poggia sul fondo del mare Tirreno, la cui profonditá varia da 1000 a 3000 metri.
Nel primo stadio di attivitá si formarono le isole di Panarea (la più antica), Filicudi e Alicudi e una parte degli apparati di Salina e Lipari; nel secondo stadio si completarono le isole di Lipari e Salina; 100 mila anni fa sorge Vulcano e 40 mila anni fa Stromboli.

Le Isole Eolie sono isole sempre vive: nel 1955 vicino a Stromboli é sorto un isolotto poi inabissatosi; a Lipari le colate di pomice e di ossidiana del Monte Pelato e della Forgia Vecchia risalgono al 729 d.C.; i vulcani di Vulcano e Stromboli sono ancora attivi; a Lipari, Panarea e Vulcano le acque e i fanghi termali di alto valore terapeutico ci ricordano che sottoterra non tutto é sopito.

Negli ultimi due milioni di anni si sono formati sulla terra oltre 10.000 vulcani, dei quali più di 500 hanno avuto eruzioni tramandate dalla storia.
Il susseguirsi millenario di rituali magici, sacrifici, preghiere testimonia il terrore ma anche il profondo rispetto che l’uomo ha sempre avuto nei confronti di tali forze della natura. Il vulcano é strumento di distruzione e di morte, ma anche sorgente di energia e di vita.
Le eruzioni sono state in genere considerate come infausto destino o manifestazioni d’ira delle divinitá. Ma l’uomo dimentica facilmente e sono sufficiente pochi decenni di inattivitá perchè un vulcano sia considerato spento. In realtá la vita media di un vulcano é di migliaia di anni, e pause anche di centenni sono un periodo veramente effimero.
La ricerca nel settore della vulcanologia si é sviluppata negli ultimi 70/80 anni, soprattutto al fine di ridurre il rischio derivante dalle eruzioni.
L’isola di Vulcano costituisce oggi l’unico esempio nel mondo di un vulcano attivo tenuto sotto monitoraggio continuo. I vulcani in Italia hanno un’attivitá preminentemente esplosiva e si trovano in gran parte in prossimitá dei centri abitati, fattore che rende il rischio più elevato.
L’arcipelago delle Isole Eolie rappresenta un’area ricca e sorprendente per l’attivitá vulcanica anche al di sotto della superficie del mare.
Le indagini si sono sviluppate principalmente nelle acque di quelle isole in cui si riscontra l’esistenza di attivitá esalative di vario tipo. Fumarole particolarmente intense a Vulcano con temperature al suolo di 500° C; deboli esalazioni a Lipari e Panarea (molto suggestive le emissioni gassose di fronte a quest’isola, alcune delle quali hanno una portata di 200 mila litri al giorno di gas).
Le Isole Eolie emergono dal mare con altezze che variano da poche centinaia di metri (Panarea) a circa mille metri (Stromboli e Salina) e poggiano su fondali tra i 1500/2000 metri. Gli studiosi hanno trovato tracce di attivitá vulcanica sui fianchi sommersi anche delle isole dove non esistono tracce di emissioni in terraferma (Filicudi, Alicudi, Salina).
Le informazioni prelevate dai fluidi prelevate nelle Isole Eolie lasciano intravedere l’esistenza di sistemi di alimentazione termica ancora attivi e con temperature piuttosto elevate.
Per le isole di Salina Filicudi e Alicudi sembra più probabile la presenza di residui di magma in via di raffreddamento. Le ricerche intorno a queste esalazioni sono ancora in corso e stanno conducendo gli studiosi alla scoperta di un mondo nascosto che ha ancora moltissimi segreti da svelare.

Clima

Il clima dell’Arcipelago delle Isole Eolie é mite d’inverno, con il termometro che difficilmente scende sotto i 10 gradi , arido d’estate con temperature superiori ai 27°, mentre in primavera ed autunno si mantiene sui 20°.
I venti predominanti nella media annuale sono il maestrale (NO), lo scirocco (SE), e il ponente.

Vegetazione e fauna

A primavera le Isole Eolie sono una esplosione di colori e di profumi

Un tempo le Isole Eolie erano ricoperte da fitti boschi, mentre oggi prevale la macchia mediterranea, con oleandri, mirti, eriche, ginestre e querce a foglia spinosa.
L’uomo ha disboscato quasi ogni metro disponibile per coltivare viti, ulivi, legumi e ortaggi e oggi il paesaggio vegetale delle Isole Eolie é quindi caratterizzato da colture di uliveti e vigneti, due piante legnose.
I diffusi terrazzamenti oggi abbandonati attestano il grande lavoro umano nel corso dei millenni.
Nel territorio delle Isole Eolie sono presenti arbusti aromatici quali rosmarino, timo e lentisco.
Per la deficienza idrica sono ristrette le aree dedicate agli agrumi, mentre tipici alberi da frutta sono: fico, susino, mandorlo, carrubo e ficodindia.
Prodotti famosi che anche si esportano i capperi e la malvasia.
La fauna delle Isole Eolie, Lipari ,Salina, Vulcano, Panarea, Stromboli, Alicudi, Filicudi, é molto varia e ricca: uccelli quali la berta minore e la berta maggiore, rapaci quali il falcone della regina e il falco cuculo, migratori quali aironi e cormorani, lucertole, coleotteri e nel mare molluschi, crostacei, sgombri, palamido, tonno e pescespada.
Il coniglio selvatico si trova in quasi tutte le isole.

Si consiglia il libro “Guida naturalistica alle Isole Eolie” di Pietro lo Cascio e Enrico Navarra

Cenni Storici

L’attivitá vulcanica nelle Isole Eolie doveva essere tanto intensa da rendere impossibile qualunque condizione di vita: accurate ricerche hanno infatti confermato che le Eolie non sono state abitate nel lungo periodo paleolitico, caratterizzato da cacciatori nomadi.
Le Isole Eolie furono popolate a partire dal Neolitico (fine V millennio a.C.) da genti provenienti dalla Sicilia, stanziatisi sui fertili altipiani di Lipari a 400 mt slm per sfruttare la grande risorsa naturale costituita dall’ossidiana, che fu alla base della straordinaria prosperitá economica di cui le isole godettero per almeno due millenni.
L’ossidiana, il vetro nero vulcanico eruttato dal cratere del Monte Pelato all’estremitá NE dell’isola di Lipari, quando ancora l’uomo non conosceva la fusione dei metalli, costituiva la materia più tagliente che si conoscesse. Molto più tagliente, anche se molto più fragile, della selce o delle altre rocce con cui allora si facevano le armi e gli strumenti. Lavorata con abilitá, l’ossidiana era largamente esportata non solo verso i paesi vicini (Sicilia, Italia meridionale) ma anche verso lidi più lontani (Liguria, Francia meridionale, Dalmazia).
Nell’etá del bronzo, a partire dal XVIII sec. a.C. dopo alcuni secoli di decadenza, le Eolie ebbero un nuovo periodo di prosperitá dovuto ai contatti commerciali con la Grecia: genti micenee di stirpe eolica vi si stabilirono, considerandole avamposti per le vie commerciali che attraversavano lo Stretto di Messina. Da queste genti eoliche le isole trassero il loro nome che ancora oggi conservano. Ad esse si riportano le leggende del mitico re Eolo, signore dei venti citato nell’Odissea di Omero.
Nel corso del XIII sec. a.C. nelle isole si insediarono genti ausonie provenienti dalla costa della Campania, alle quali si connette la leggenda del re Liparo da cui trasse nome l’isola principale delle Eolie.
Verso il 580 a.C. Lipari venne colonizzata da greci di stirpe dorica, di Cnido e Rodi, che usando le imbarcazioni misero a coltivazione le isole disabitate di Iera (Vulcano) , Strongyle (Stromboli) e Didyme (Salina).
Essi allestirono una potente flotta e dominarono il basso Tirreno, alleandosi con i Siracusani e con Tindari contro i Cartaginesi. Verso il 300 a.C. Lipari cadde sotto il giogo cartaginese e ne divenne una delle migliori stazioni navali.
Nel 252 a.C. fu conquistata dai romani, che la rasero al suolo con inumane stragi e iniziò per essa e per le Eolie un periodo di decadenza.
Le Isole Eolie continuarono a trarre vantaggi economici solo dall’industria dell’allume che sin dall’etá del bronzo si estraeva a Vulcano e del quale Lipari aveva il monopolio nel mondo antico, e dalle eccellenti acque termali di Lipari e Vulcano.
Le Isole Eolie ebbero una grande importanza strategica durante la guerra civile tra Ottaviano, padrone dell’Italia, e Sesto Pompeo, padrone della Sicilia.. Lipari fu conquistata da Agrippa ammiraglio di Ottaviano nel 36 a.C . ed egli fece di Vulcano la base della sua flotta per le operazioni che precedettero la battaglia navale di Milazzo e per il successivo sbarco in Sicilia.
Lipari subì in queste occasioni nuove devastazioni e successivamente ebbe riconosciuto lo stato giuridico di municipium.
Non si hanno notizie relative alle Eolie per tutta l’etá imperiale romana (I-IV sec. d.C.). Sappiamo solo che l’imperatore Caracalla, dopo aver fatto uccidere il suocero Plauziano, relegò a Lipari la moglie Plautilla e il cognato Plauzio che vi morirono in esilio.
In etá cristiana Lipari fu sede vescovile e fin dal VI sec. erano venerate nella sua cattedrale le reliquie dell’apostolo San Bartolomeo che secondo le tradizioni tramandateci da scrittori bizantini vi sarebbero giunte miracolosamente dall’Armenia. Nei secoli dell’Alto Medioevo Lipari fu quindi meta di pellegrinaggi e intorno alle Isole Eolie fiorisce una ricca e variopinta messe di tradizioni e di eventi miracolosi.
Oltre a quelli legati a S.Bartolomeo ricordiamo la leggenda raccontata da San Gregorio Magno dell’eremita che il giorno stesso della morte di Teodorico avrebbe visto l’anima del re goto gettata nel cratere di Vulcano (allora considerato come la bocca dell’Inferno) dal papa Giovanni e dal patrizio Simmaco che egli aveva fatto uccidere.
Altre leggende fioriscono attorno al santo vescovo Agatone e all’eremita San Calogero che liberava l’isola dai diavoli e faceva sgorgare le acque salutari che portano il suo nome.
Nel 729 d.C. si ebbe un improvviso risveglio dell’attivitá vulcanica, dopo molti millenni di quiescenza, e si apersero il nuovo cratere del Monte Pelato che eruttò immense masse di pomice, e quello della Pirrera-Forgia vecchia, che eruttò una colata di ossidiana.
Nell’ 839 Lipari fu aggredita e distrutta da una incursione di musulmani che massacrarono e deportarono in schiavitù la popolazione e profanarono le reliquie di S.Bartolomeo.
Queste, raccolte da alcuni vecchi monaci scampati all’eccidio, furono l’anno seguente trasportate a Salerno e da lì a Benevento dove ancora sono custodite.
Le Isole Eolie rimasero per alcuni secoli quasi totalmente deserte, fino alla riconquista della Sicilia da parte dei Normanni, che nell’anno 1083 installarono a Lipari l’abate Ambrogio con un nucleo di monaci benedettini. Intorno al monastero, di cui restano vestigia a fianco della cattedrale, tornò a formarsi un nucleo urbano.
Nel 1131 fu ricostituita la sede vescovile di Lipari unita a quella di Patti.
Nel 1340 Roberto I re di Napoli si impadronì di Lipari.
Nel 1544 il feroce pirata turco Ariadeno Barbarossa saccheggiò e distrusse Lipari, deportandone i circa 9 mila abitanti. Per molti anni i Liparesi conteranno gli anni non dalla nascita di Cristo ma dalla data della “ruina”.
Dopo l’assedio, Lipari ebbe aiuti e privilegi da Paolo e Carlo V e da allora le Isole Eolie seguirono le sorti della Sicilia e del reame di Napoli.

Tra storia e mitologia

Le Eolie devono il loro nome ad Eolo, signore dei venti, che qui secondo Omero aveva il regno.
Canta l’Odissea, X, 1-4: “All’isola Eolia giungemmo, qui abitava Eolo Ippotade, caro agli dei immortali, nell’isola galleggiante. Tutta un muro di bronzo, indistruttibile, la circondava, nuda s’ergeva la roccia”.
Ulisse arriva all’isola Eolia, protetta dalla poderosa cerchia muraria identificata nella rocca dell’Acropoli, appartenente al saggio e giusto Eolo, che per volere di Giove é signore dei venti che custodisce nei recessi rocciosi del suo piccolo regno.
La locuzione “aiolos ippotades” (veloce cavallo) si riferisce ad un personaggio leggendario, genero e successore del re Liparos, del quale scrive Diodoro Siculo che simboleggiava la razionalitá superiore dell’uomo, che doma i veloci cavalli e domina i rapidi venti. Recita il libro V della sua opera storica: “A lui (Eolo Ippotade) si attribuisce l’aver insegnato a far uso delle vele nella navigazione e di aver saputo predire agli indigeni quali venti dovessero dominare, traendo tale scienza dai prodigi del fuoco diligentemente osservati. Ed é per questo che le leggende lo hanno detto signore e dispensatore dei venti , come per la sua pietá vien chiamato amico degli dei”.

Le Isole Eolie furono chiamate anche Vulcaniae dal dio Vulcano (il greco Efesto) la cui fucina si credeva fosse sotto l’attuale Gran Cratere dell’isola vicinissima a Lipari oggi chiamata Vulcano e dagli antichi detta Isola Sacra (Iera in greco, Hiera in latino), cratere ancora oggi attivo e con numerose fumarole.

Architettura delle Isole Eolie

L’architettura delle Isole Eolie ha risentito nel corso dei secoli dei tanti eventi storici che ne hanno determinato e condizionato la vita, ha subito l’influenza dei contatti culturali e commerciali con le altre aree del Mediterraneo e dei periodi di maggiore o minore benessere che si venivano a determinare nella vita economica dell’Arcipelago delle Isole Eolie.
Esiste naturalmente una architettura urbana costituita da più tipi edilizi: dalle case o palazzetti delle famiglie benestanti all’interno dei nuclei abitati, alle ville signorili circondate da giardini ai margini dei centri abitati, alle case della popolazione meno abbiente, artigiani, operai, pescatori. E vi sono le tante architetture per gli usi non abitativi.
Elementi che ritroviamo nell’architettura delle Isole Eolie sono anche: piccole torri di avvistamento e difesa, capannoni per la lavorazione e la conservazione della pomice, alcuni mulini, le Chiese, i tanti ritrovamenti archeologici, il complesso monumentale del Castello, le caratteristiche case dei centri storici.

L’architettura rurale

L’architettura più tipica e diffusa alle Isole Eolie e oggi intesa proprio come “architettura eoliana”, con caratteristiche particolari sia per i volumi che per gli elementi funzionali e decorativi, é rappresentata dalle costruzioni rurali, aggregate in piccoli borghi o isolate nelle campagne, abitate dai contadini e finalizzate all’attivitá agricola che un tempo costituiva l’attivitá economica principale per le Isole Eolie.
Le costruzioni rurali tipiche delle Isole Eolie si sviluppano secondo modelli di tipo cellulare, con l’accostamento o la sovrapposizione di elementi a cubo, con copertura piana (astrico) utilizzata per raccogliere meglio l’acqua piovana.
La casa rurale con sviluppo verticale é in genere costituita da due vani-cellula, non comunicanti internamente, ma collegati da una scala esterna realizzata su arco rampante. Al pianterreno si trovava la cucina, a cui venivano affiancati i vani più piccoli dei servizi,dei magazzini e delle stalle.
Questa tipologia di casa rurale, probabilmente la più antica alle Isole Eolie, consentiva la realizzazione di piccole abitazioni anche in luoghi scoscesi o poco accessibili, a ridosso di costoni rocciosi o in contrade lontane dal mare.
Nel caso di sviluppo verticale ma con più vani-cellula per piano, le stanze del piano superiore affacciavano su una terrazza, che si riproponeva, coperta e chiusa da grandi arcate, al piano di sotto.
Con il miglioramento delle condizioni economiche e soprattutto con il diminuire delle incursioni dei pirati, le abitazioni vengono localizzate in aree pianeggianti.
Più recente é quindi lo sviluppo orizzontale delle case rurali, a losanga, ottenuto mediante l’accostamento successivo di vani-cellula, sempre non comunicanti tra loro e prospettanti su un’ampia terrazza, il “bagghiu”, generalmente coperta da un pergolato su travi di legno, poggianti su pilastri cilindrici, i “pulera”. La terrazza era delimitata da un muretto nel quale, tra i “pulera” venivano realizzati: dei sedili in muratura, i “bisuoli”, con il piano di seduta rivestito da mattonelle in maiolica policroma; un lavatoio rustico, con asse in pietra, la “pila”; e spesso il collo della cisterna, che interrata sotto il “bagghiu” raccoglieva l’acqua piovana.
Alla struttura abitativa si affiancavano piccoli magazzini: la cantina, il mulino per macinare orzo e grano, il palmento (frantoio per spremere le olive), la “pagghiara” (stalla).
Il “bagghiu”, oltre a collegare le stanze e i magazzini, costituiva lo spazio nel quale si svolgeva la vita quotidiana della famiglia, sotto il pergolato, sulle cui canne poggiavano i tralci delle viti che, oltre a fornire l’uva, d’estate costituivano un naturale riparo al calore del sole e all’umiditá della sera: nel bagghiu delle case eoliane si essiccavano e lavoravano i prodotti agricoli e la sera si cenava al lume delle lanterne, inserite in nicchie ricavate nello spessore dei “pulera”, per proteggere la fiamma dal vento.
Al di lá del “bagghiu” un piccolo orto. Accanto alla casa, uno spiazzo, la “littiera”, su cui venivano posti a seccare, su caratteristici cannizzi, passolina e fichi secchi, che la sera venivano messi al riparo in un magazzino aperto, con arco a sesto ribassato, la “pinnata”.
Caratteristico delle Isole Eolie é “il furnieddu i squadari”, piccolo focolare per la sterilizzazione dell’uva passa. Esso é costituito da una struttura fissa rettangolare, con al centro un incasso circolare in cui veniva inserito un pentolone di rame, “a quadara”. Ad una estremitá vi era la bocca di alimentazione per la legna da ardere, al lato opposto il camino. Vicino al fornello si trovava sempre una vasca per l’acqua. La lavorazione consisteva nell’immergere per pochi secondi nell’acqua bollente con della cenere aggiunta, una csta “u panaru” con piccole quantitá di uva, i cui chicchi, così sterilizzati, venivano stesi ad asciugare sui graticci di canna intrecciata, “i cannizzi”.
A completare la casa, a volte vi erano un palmento dove si pestava l’uva, ed un’aia, realizzata in pietrame e battuto pozzolanico. Durante la stagione invernale, il centro della vita domestica diventava la cucina, di forma quadrata e molto spesso spaziosa. Fanno parte della cucina delle case rurali delle Isole Eolie: il piano cottura in muratura, ampio e piastrellato con maiolica policroma, il “focolare”, sormontato da una cappa piramidale e con una trave in legno come mensola; al di sotto del focolare un profondo incavo nel quale si conservava la legna da ardere; il forno, spesso di notevoli dimensioni, di cui spesso nella cucina sporgeva solo l’imboccatura mentre la cupola veniva realizzata all’esterno.
Quella delle Isole Eolie era una economia povera, e la struttura delle abitazioni era improntata all’autonomia e autosufficienza delle singole unitá contadine.
Le case erano realizzate in pietra locale, di pezzatura irregolare, pietra lavica per le fondamenta, pietra pomice per le mura esterne, tufo per la pavimentazione delle terrazze, cementate con malta pozzolanica mista a calce; di malta pozzolanica e pietrame, battuto a lungo con dei mazzuoli per renderlo impermeabile, era il mazzetto della copertura, che poggiava su travi in legno di castagno e di incannucciato.
Le aperture, chiuse da infissi rustici in legno, a sportelloni e quasi sempre senza vetri, affacciavano tutte sul prospetto del “bagghiu”, orientato a mezzogiorno o levante, le esposizioni più assolate e soggette a venti più miti; gli altri tre lati venivano lasciati rigorosamente chiusi, tranne il caso di piccole aperture circolari, in alcune stanze quali la cucina, lasciate sempre aperte per il ricambio dell’aria. Per delimitarle con precisione si utilizzavano vecchie pentole di coccio senza fondo.
Con lo sviluppo delle attivitá agricole e dei traffici marittimi e con i contatti con grandi cittá quali Napoli e Palermo, migliorano le condizioni di vita degli isolani: le abitazioni assumono forme e dimensioni maggiori, le aperture vengono spesso riquadrate da cornici in pietra locale, le facciate vengono rifinite e decorate, con i”pizzi” o “pinnacoli” in muratura che ornavano i muretti dei tetti, con rifasci a spessore nell’intonaco, e con colori vivaci.
Molti autori locali, rifacendosi alle “bianche case eoliane” descritte da viaggiatori illustri, sostengono che tipica dell’architettura eoliana é appunto la colorazione bianco-calce. Certamente nei periodi di difficoltá e paure, a causa delle scorrerie dei pirati, gli abitanti delle Isole Eolie rifinivano le loro case con impasti di terra locale, per meglio mimetizzarle sullo sfondo del territorio, secondo il principio , usato ancora nei paesi maghrebini dei “villaggi di terra”.
Successivamente, in tempi di pace e maggiore prosperitá, la tinteggiatura ottenuta con vivaci pigmenti o terre naturali stemperate con il latte di calce, costituì anche un segnale esterno di gioia e agiatezza.

Le ville di campagna

Le ville di campagna, ubicate dove i signori avevano le proprietá terriere, sono ovviamente più grandi di quelle rurali e in genere dislocate su due livelli: al piano terra abitava stabilmente la famiglia contadina, al piano superiore la famiglia del proprietario, durante la villeggiatura o nei periodi dei lavori agricoli rilevanti come la vendemmia.
In alcune di queste ville, le più isolate e appartenenti alle famiglie più benestanti si affiancava una piccola cappella, nella quale si celebrava la messa domenicale. Nell’ampia terrazza la sera le donne di casa recitavano il rosario.
Affiancata alla casa vi era la pinnata con la littera e il palmento, mentre ad una certa distanza venivano realizzati le stalle e i magazzini.
La terrazza principale sulla quale si affacciavano le aperture della casa, era spesso in posizione panoramica, mentre su una seconda terrazza più piccola prospettava la cucina e sotto di essa si aveva un’altra cisterna. In alcuni casi, una piccola cisterna detta “a campana” veniva costruita all’interno della casa padronale, sotto la cucina, e serviva esclusivamente per l’uso potabile della famiglia.
La cucina aveva una finestra a nord, fuori dalla quale pendeva la “moschiera”, una struttura con telaio di legno chiusa da rete metallica fitta, nella quale si conservavano i cibi più facilmente deteriorabili, che venivano così esposti all’aria dove non batteva il sole.
Nella cucina oltre al classico “focolare” vi era un piccolo forno per le necessitá quotidiane della famiglia.
Un forno ben più grande si trovava invece al piano sottostante, addossato alla cucina contadina, o esterno alla costruzione stessa, che veniva adoperato una volta al mese o ogni 15 giorni, essenzialmente per la cottura del pane, che fatto biscottare e avvolto in un telo di cotone, si conservava per lunghi periodi in apposite cassapanche di legno, “u pani caliatu”.

L’architettura urbana

L’insediamento di architettura urbana più antico e di maggior valore architettonico é quello del centro storico di Lipari. Le tipologie si ripropongono nel tempo in tutti quegli agglomerati urbani che si sviluppano in periodi di benessere e di sicurezza dalle incursioni dei pirati.
Nel 1544, Lipari subisce l’assedio e la devastazione da parte del pirato berbero Ariadeno il Barbarossa, che, oltre a uccidere e deportare quasi per intero la popolazione, incendia e distrugge gran parte dell’abitato e delle fortificazioni normanne.
Successivamente, gli spagnoli di Carlo V riedificano una nuova cinta muraria, ricostruiscono l’abitato all’interno della rocca del Castello e concedono agevolazioni a chi viene a ripopolare le isole.
L’abitato si espande quindi lungo le pendici naturali appena sotto la rocca, nel “burgo”, sulle orme degli insediamenti abitativi di epoca greca, secondo precise forme urbane poi definite “geometrie naturali”, racchiuso dalle insenature delle attuali Marina Corta e Marina Lunga, e “supa a terra” sul promontorio di San Bartolo. Le famiglie benestanti vanno gradatamente ad occupare le aree sino al “piano del pozzo”. La popolazione delle Isole Eolie nel frattempo é aumentata, sino a raggiungere i 20.000 abitanti, di cui circa 10.000 nel solo centro urbano di Lipari.
Le abitazioni urbane più modeste sono generalmente costituite da piccoli fabbricati a schiera, allineati lungo le strade e i vicoli, distribuite su una o due elevazioni, con scale anche esterne, con piccole stalle o magazzini al piano terreno, oltre l’ingresso che a volte coincide con la cucina e l’eventuale scala interna. I servizi, nel caso in cui si hanno, consistono in un piccolo vano pensile, al di fuori del fabbricato, cui si accede da un balcone, e sono dotati di lavabo e vaso, con colonne di scarico in terracotta che scendono lungo la facciata. Al di sotto di uno dei vani del piano terreno viene realizzata la cisterna, mentre il “pozzo nero” viene realizzato all’esterno al di sotto del manto stradale.
Le facciate sono molto semplici: i balconi hanno mensoloni e lastre in pietra, le aperture sono contornate da elementi a cornice in pietra, gli infissi sono in legno senza persiane, con sportelli interni. Le aperture delle scale interne sono delimitate da elementi in pietra ad arco a tutto sesto, con “chiave di volta” decorata; le aperture dei magazzini o degli altri vani sono contornati da elementi a cornice in pietra retti. I magazzini hanno aperture ad occhio tondo o squadrati, che consentono l’areazione, anch’essi delimitati in pietra.
I tetti sono piani, non praticabili e vi si accede a volte solo con piccoli torrini sbarco-scala.
Le costruzioni hanno generalmente libero solo il prospetto sulla strada di accesso, quello posteriore solo in presenza di orti o giardini interni.
Le abitazioni signorili presentano le stesse caratteristiche strutturali di quelle urbane, ma si elevano anche su tre piani. Al piano terreno vi sono i magazzini; ai piani superiori destinati all’abitazione si accede attraverso una scala con gradini in pietra e vola a botte in gesso; le aperture sono delimitate da strutture in pietra con cornici e fregi ornamentali, i balconi hanno ringhiere in ferro rette o panciute, alla spagnola.
Le stanze hanno spesso i soffitti decorati e pavimentazione in maiolica policroma napoletana.
La cucina si trova generalmente al piano più alto, realizzata in muratura decorata con maioliche smaltate, e dotata di un piccolo forno.
I servizi sono pensili ma vi si accede dall’interno. I tetti sono coperti da tegole piane “alla marsigliese” per attutire gli eccessi del clima sia estivo che invernale.
Le facciate oltre che da elementi in pietra, sono arricchite da rifasci di lesene e marcapiano e da una cornice di coronamento all’altezza dell’ultimo solaio e spesso vengono colorate.

Edifici a destinazione non abitativa

Il trascorrere inclemente degli anni, l’azione disgregatrice degli elementi atmosferici e sismici, ma ancor di più la mano dell’uomo che ha demolito e trasformato irreversibilmente parte del patrimonio architettonico ed ambientale delle nostre Isole Eolie, ha purtroppo fatto si che quasi tutte le strutture a destinazione non abitativa, spesso peraltro realizzate con materiali di scarsa consistenza, andassero perdute in tutto o in parte.
Ricordiamo: “a turri a Mennulita” oggi ristrutturata, che appartiene a quel gruppo di torri che sorgevano in prossimitá di magazzini, trappeti, tonnare e quindi avevamo funzioni di difesa immediata della “robba”.
E i capannoni ormai ruderi per l’essiccazione, la conservazione e la lavorazione della pomice.
Un grandioso edificio é infine il vecchio “Ospedale” che si affaccia sul Corso principale.

Architettura religiosa

Meritano una citazione a parte le edicole votive. Esse rientrano in quella che é stata definita la “dimensione sacrale del paesaggio”. Collocate in prossimitá di crocicchi o in luoghi spesso fuori dai centri abitati, esse rappresentano una strategia di appaesamento di spazi altrimenti avvertiti come alieni e minacciosi, e nel contempo assolvevano ad una funzione sociale di punto di ritrovo per i viandanti. Le edicole votive sono state edificate dalla seconda metá del XVIII ai primi anni del XX secolo, come segno di devozione e per assicurarsi la protezione di un santo o della Madonna: sono di piccola dimensione a forma di cappella, e dette infatti “cresiole”.

Il fenomeno dell’emigrazione

Le Isole Eolie ebbero un momento di grande sviluppo economico e demografico intorno al 1880. Oltre all’agricoltura e alla pesca, che rappresentano le tradizionali attivitá, acquistano prestigio le flotte mercantili di Lipari, Salina e Stromboli, che contano più di 200 legni tra Paranzieddi, Bovi, Marticane, Briantini e assicurano i collegamenti con Napoli, Livorno, Marsiglia e Tolone. La Malvasia e i capperi prodotti dalle Isole Eolie vengono richiesti ed esportati in tutto il Mediterraneo.
Nell’isola di Lipari inizia l’attivitá di escavazione della pomice e a Vulcano si intensifica quella dell’allume e dello zolfo.
Pochi anni dopo però, un micidiale parassita, la filossera, distrugge i vitigni che producono la malvasia, l’attivazione del collegamento ferroviario tra Reggio Calabria e Napoli toglie alle Isole Eolie il monopolio dei trasporti, la Societá Eoliana d’Estrazione fallisce, e inizia un nuovo declino economico per le Isole Eolie.
Iniziano i flussi migratori verso Australia, Stati Uniti, Venezuela e Argentina, che in pochi decenni decimeranno la popolazione eoliana.
A Panarea la popolazione si riduce da 1.100 a 300 abitanti, a Lipari da 12.000 a 8.500, a Salina da 9.000 a 4.000, a Stromboli da 5.000 a 400, ad Alicudi da 1.200 a 150, a Filicudi da 2.500 a 200.
Dopo la seconda Guerra Mondiale: si incrementa la flotta peschereccia che diventa la seconda in Sicilia; si costruiscono bacini di raccolta acqua per combattere la siccitá e aiutare l’agricoltura; film famosi quali Stromboli con la Bergman e Rossellini, e Vulcano con la Magnani, aprono la strada al turismo; gli scavi archeologici condotti da Bernabò Brea e Cavalier testimoniano l’importanza delle Isole Eolie nei millenni e portano alla realizzazione del Museo Eoliano; riprende l’estrazione della pomice. Negli anni dai 70 ai 90 il turismo e le compravendite immobiliari diventano un’importante risorsa economica, ma l’incapacitá di progettazione e di interventi pubblici per lo sviluppo delle Isole ripresenta ai giorni nostri situazioni di crisi e di difficoltá e di squilibri economici.

La cucina

La cucina delle Isole Eolie unisce le peculiaritá del territorio con le abitudini, la storia, la cultura e le tradizioni delle popolazioni che le hanno abitate nel corso dei millenni.
Piatto principale il pesce e i totani; caratteristico l’uso delle erbe odorose: rosmarino, origano, basilico, aglio, nepitella; immancabili i capperi, i pomodorini “a pennula”, il pane casareccio “caliatu”; buonissimi i dolci: i “gigi” e i “sfinci” a Carnevale, gli “spicchiteddi” e i “nacatuli” e i “durci i casa” a Natale, a “cuddura” a Pasqua, i sesamini sposi della Malvasia.
Una terra così ricca di odori, profumi, colori, di contrasti, non poteva non avere una cucina forte e anche sensuale. Pietanze ricche di calore e colore che si mangiano giá con gli occhi prima di assaggiarle.

Si consiglia il libro “Pani Caliatu – mangiar per isole” di Danilo Baroncini e Susan Lord

Scrittori e viaggiatori delle Isole Eolie

Dai tempi di Omero e Diodoro Siculo, scrittori, poeti, storici, geografi e viaggiatori di ogni epoca sono rimasti affascinati e colpiti dalle “piccole isole immerse nell’incantevole mare di Sicilia” come le definisce l’Arciduca Luigi Salvatore d’Austria.
In particolare, i viaggiatori stranieri che nel XVIII e XIX secolo hanno visitato le Isole Eolie per desiderio di avventura e di scoperta, non hanno influito sui costumi locali ma hanno raccolto immagini e testimonianze utilissime per ricostruire il passato più recente di queste terre.

Si indicano qui di seguito titoli e autori di alcuni libri, molti dei quali editi dal Centro Studi Lipari.

Viaggio alle Isole Lipari – Deodat de Dolomieu Per Dolomieu, scienziato, vulcanologo, geologo, che le visita nel luglio del 1781, le Isole Eolie sono un “laboratorio di ricerca a cielo aperto” “in mari tempestosi infestati dai pirati”
Riferito a Vulcano: ” E’ il cratere più bello, più vasto ed impressionante che abbia mai visto, che esercita sull’immaginazione un’impressione più forte di quello dell’Etna”

Itinerario Eoliano – Albert T’Serstevens
Estate 1956
“Non conosco nulla di meglio adatto al clima, ala luce eoliana e allo stile di vita degli abitanti, di queste case di Stromboli, costruite a cubi a spigoli vivi, i tetti piatti senza cornicione, con le loro terrazze ad aperture centrali, il cortiletto a muretti, la loro cisterna a cupola o ad ante, il loro lavatoio e le sue vasche, le loro scale esterne a rampe in muratura, il tutto imbiancato con latte di calce, financo il pavimento dei cortili, di un bianco così netto che le sue ombre prendono una sfumatura di blu. Dovrebbe essere il territorio di predilezione dei pittori…”

Viaggio Pittoresco alle Isole Eolie – Jean Houel
Tra il 1876 e il 1780
Dalla sua visita a Panarea: “Tornando in paese, ebbi una grande prova della semplicitá e dell’innocenza dei costumi che regnano fra questa gente. Ero stanco e avevo molta sete. Scorsi in mezzo alla campagna una casa isolata e la raggiunsi. Nella casa c’era una donna con due bambini e un altro che stava allattando. La donna era seminuda; mi rivolsi a lei per avere da bere. La mia presenza non la sconcertò e non le creò imbarazzo; non pensò di vestirsi o di nascondere qualcosa al mio sguardo. Mi ascoltò, mi rispose, e mi portò dell’acqua con più modestia e semplicitá di quanto zelo avrebbe avuto nel coprirsi precipitosamente. Si vedeva che ella non sospettava nemmeno che ci fosse indecenza nel suo modo di essere vestita, e che qualcuno avrebbe potuto abusarne. Questo candore fece si che io la rispettassi. Un atteggiamento difensivo causa spesso il desiderio dell’attacco.”

Nel regno di Eolo – Adolf Freiherr von Pereira Un diario di bordo dell’estate del 1879.
Riferito a Filicudi: ” Meravigliose leggende bisbigliavano gli scogli, immersi in questo elemento di bellezza soprannaturale, intorno a cui i muti pesciolini giocavano. Indicibilmente bello, il regno di Eolo é al tempo stesso la sublimazione di montagna mare. Suoni magnifici riempiono le vaste sale, spiriti stravaganti abitano il regno, dai demoni del fuoco della gigantesca cavitá del cratere agli spiriti che dimorano in questa grotta. Se qui tu, o mortale, non senti suonare l’arpa di Eolo, non la sentirai mai.”

Destinazione Eolie – Lazzaro Spallanzani
Agosto/settembre 1788
“Le isole di Lipari, in quanto che figlie tutte quante del fuoco, sono state il primario, e più lusinghiero motivo di visitarle. Non é però che per altri lati non potessero allettarmi, e piacermi. L’indole, e i costumi di quegli abitanti, la loro popolazione, l’agricoltura, il commercio, e gli altri rami d’industria, erano oggetto da non lasciare senza disamina, e tanto più meritevoli d’essere notati, e descritti da un Italiano, quanto che meno alla sua Nazione sono cogniti.”

Dove il vento suona – Viaggio nelle Eolie – Alexandre Dumas
“Alla scoperta di uno dei più begli arcipelaghi del mondo. Una manciata di pietre luccicanti, di bianchi lapilli, di sabbie nere, col cuore di fuoco, sparse a fianco della Grande Isola. Un viaggio tra bellezze e miserie”
Dalla prefazione di Bruno Carbone a “Dove il vento suona” di Dumas padre (1803-1870)

Alcuni autori dell’antichitá
Aristotele – Diodoro Siculo – Strabone – Pomponio Mela – Dionisio il Peiegeta – Apollonio Rodio – Solino – Plinio – Tucidite – Fazello

Le Isole Eolie ed il cinema

La prima forte influenza socio-culturale si deve ai confinati politici, negli anni ’20 e ’30: Nitti, Lussu, Rosselli e Malaparte lasciano un segno profondo a Lipari, dando agli isolani un nuovo spessore culturale e una nuova dimensione letteraria.
Un ruolo importante nel processo di trasformazione che muterá il volto delle Isole Eolie é svolto dal cinema che dopo l’esperienza documentaristica di Alliata, Avanzo e Moncada, comincia ad investire energie umane ed economiche in una serie di produzioni che animano improvvisamente la vita di questi scogli immersi nel blu.
Nel 1949 Dieterle e Rossellini cominciano quasi contemporaneamente le riprese di “Vulcano” con la Magnani e “Stromboli” con la Bergman. Mai tanta ammirazione aveva turbato la quiete secolare di quelle pietre laviche e di quei sentieri sabbiosi: ma alla gente delle isole, col volto scavato dal vento e dal sale, agli uomini piegati sulle viti e sulle reti, alle donne laboriose e dignitose dai grandi occhi neri, ai bambini magri e scattanti, con la loro cultura e la loro storia millenaria, il cinema, nuovo mezzo espressivo, nulla o quasi riesce a dire.
Ma inesorabilmente inizia un mutamento nel profondo legame dell’isolano con la natura, la terra e il mare: arriva il cemento per costruire le case e le strade, arrivano i rumori e il caos dopo un secolare silenzio, giunge una inaspettata ricchezza dopo la grande emigrazione.
Attraverso il cinema é possibile ricostruire la storia più recente delle Isole Eolie: dal mito dell’isola selvaggia di “Vulcano” e “Stromboli” del 1949, attraverso il percorso interiore dell’uomo alla ricerca di sè ne “L’Avventura” di Antonioni (1960), fino all’indimenticabile affresco di “Kaos” dei fratelli Taviani (1983). E ancora il rimpianto: di tanta bellezza silenziosa ma oscurante di “Caro diario” di Moretti e di chi scopre il senso della vita quando sta per perderla de “Il Postino” di Massimo Troisi.

Feste religiose e sagre popolari

Le tradizioni della religiositá naturale e le devozioni che si sono instaurate nel corso dei millenni nelle Isole Eolie, oltre ad una fede cristiana ancora viva e operante nel territorio, producono delle manifestazioni che emozionano e affascinano: soprattutto a Lipari, le festivitá dell’isola impegnano costantemente confraternite, gruppi e fedeli. Le feste religiose sono ancora oggi momenti importanti che uniscono gli isolani in momenti di gioia e fraternitá pur tra le difficoltá del vivere quotidiano.
Si ricordano le processioni che per 4 volte durante l’anno conducono il patrono San Bartolomeo per le vie del paese, culminanti con la grande festa del 24 agosto; le celebrazioni del periodo Pasquale, dalla Processione della Domenica delle Palme, alla Via Crucis del Venerdi Santo, all’emozionante incontro di Resurrezione tra la Madonna e Gesù nella piazza di Marina Corta la Domenica di Pasqua; la nascita di Maria l’8 settembre con la festa al Santuario della Madonna della Catena; la festa della Madonna di Portosalvo a luglio a Marina Lunga, con la processione a mare; “u quadaru” per la festa di San Giuseppe a Malfa (isola di Salina) e per la festa del 1° Maggio a Leni (Salina) e in varie parrocchie di Lipari.
E tante altre feste…e sagre: la “Sagra del Pane e del Vino” a Pianoconte di Lipari é arrivata nel 2019 alla 34^ edizione.

Bibliografia

I dati forniti in queste pagine web non hanno scopo divulgativo o di lucro, ma solo informativo per dare notizie sulle localitá oggetto dell’attivitá dell’agenzia Eolie Houses, immobiliare e case vacanze.
Si indicano pertanto i riferimenti bibliografici e i testi di riferimento utilizzati per l’acquisizione delle informazioni riportate a cui si rimanda il lettore per maggiori dettagli:

• Le Isole di Eolo – di Trimboli Santi, Cavallaro Carmelo e Famularo Vittorio;
• Isole Eolie – di Cavallaro Carmelo e Famularo Vittorio;
• Eolie, Perle del Mediterraneo – della societá Editrice Affinitá Elettive, con articoli dell’Arch. Giuseppe Lo Cascio, del Prof. Giuseppe Iacolino, di Luigi Amato, del vulcanologo Dott. Franco Italiano, di Tilde Paino e Nino Pajno, di Marcello Saja, di Amelia Ruggeri, di Riccardo Gullo, di Antonio Brundu, di Mauro Coltelli;
• Il Museo Archeologico Regionale Eoliano – di Luigi Bernabò Brea, Madeleine Cavalier, Umberto Spigo;
• Architetture Eoliane – di Giuseppe Lo Cascio;
• Atlante dei Beni Etno-Antropologici Eoliano;
• Cartine turistiche dell’AAST delle Isole Eolie.
Lezioni del Prof. G. Iacolino da appunti di Sonia Monte

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